C. W. Gluck: Orfeo ed Euridice

Rassegna stampa della nuova produzione di Orfeo ed Euridice andata in scena dal 14 al 23 aprile 2023 al Teatro Verdi di Trieste

“L’edizione (quella viennese, qui eseguita senza soluzione di continuità) ha il merito di aver trovato nel giovane talento del direttore Enrico Pagano una misura formale mai forzata nelle nitide nervature dinamiche, ma sostenuta con salda, delicata corrispondenza tra l’orchestra (ammirevole, scattante e guidata in un ordito strumentale di elegiaca tenerezza nel terzo atto) e l’eccellente palcoscenico. Dove va subito lodato il proteiforme ‘‘personaggio’’ espresso dal Coro preparato da Paolo Longo, qui ad una delle prove più intense”.
Gianni Gori su Musica - rivista di cultura musicale e discografica

“L’orchestra del Verdi era diretta dal giovane maestro Enrico Pagano, una fra le più promettenti nuove bacchette italiane.  Musicista  attento e preparato, è riuscito a dipanare le difficoltà della partitura con eleganza, offrendoci una lettura sempre più delicata man mano che lo spettacolo è andato avanti e ha regalato alcuni momenti di struggente intensità”.
Gianluca Macovez su La Platea

La direzione e concertazione sono affidate al giovanissimo Maestro Enrico Pagano, che offre un’interessante lettura della partitura, più orientata al classicismo verso cui Gluck con la sua riforma si avvia e parzialmente prepara, che al barocco in cui affonda le proprie radici e a cui ancora, tuttavia, appartiene. Il suono che riesce a ottenere dall’orchestra è bello, pieno, ma forse eccessivo, specie nel primo atto, dove i cantanti sono costretti a spingere, o nell’introduzione a “Che puro ciel”. Il fraseggio risulta, tuttavia, curato, nobile nella sua sobria cantabilità, giusti i tempi, con alcune pagine eseguite ottimamente, come la danza delle furie o il celebre compianto di Orfeo, in cui ottiene una varietà dinamica di grande ricchezza”.
Stefano Bisacchi su Connessi all'opera

“Molto apprezzata la prova di Enrico Pagano, che dirige l’orchestra del Verdi con bravura. Il maestro, si conferma  una delle più interessanti giovani bacchette italiane,   riuscendo a tenere sotto controllo una situazione non semplice, calibrando con sapienza i volumi orchestrali sulla base delle  differenti vocalità, mettendo in evidenza un gesto elegante, un grande equilibrio, ma anche una profonda conoscenza della  complessa partitura, con la quale riesce ad avvincere l’affollato teatro”.
Gianluca Macovez su La Platea

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